Chi
non
teme
le
dispute?
Chi
non
pretende
il
consenso
dell’altro
senza
però
prendersi
la
briga
d’imparare
a
conoscerlo?
Ci
addentriamo
maldestramente
in
un
campo
minato
dalla
nostra
stessa
ignoranza.
Affaticati
dall’abitudine
e
dalla
routine,
presi
in
ostaggio
dai
nostri
timori,
lasciamo
che
la
paura
generi
abilmente
altri
inutili
conflitti
e
facciamo
di
tutto
pur
di
avere
l’ultima
parola.
Questo
è
ciò
che
accade
alla
donna
e
all’uomo
che
Eugène
Ionesco
ha
imprigionato
nell’intimità
della
stanza
da
letto
di
“Delirio
a
due”.
Fuori
si
odono
le
bombe
esplodere
mentre
all’interno
una
raffica
di
parole
non
ragionate colpisce in ogni dove, generando un cortocircuito relazionale. Laddove le loro vite si sgretolano, dal soffitto cadono calcinacci.
La
loro
casa,
il
loro
mondo
potrebbe
crollare.
La
comicità
di
“Delirio
a
due”
esce
dal
solco,
delira
di
disperazione,
al
tempo
stesso
diverte
e
avverte
che
il
conflitto ancora non è passato di moda.
“È scoppiata la pace. Che ne sarà di noi ?”
DELIRIO A DUE
LUI: Io ho troppo caldo.
LEI: Io ho freddo. Non è l’ora di aver caldo.
LUI: Ti rendi conto che non si va mai d’accordo? Mai.
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